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Trento, 22 maggio 2001
BOATO, L'ULIVO E LA QUESTIONE MORALE
"Il giustizialismo alla Travaglio non porta da nessuna parte"
Dopo la sbornia elettorale, è tempo di analisi anche in casa dei Verdi
soddisfatti per il risultato ottenuto nel collegio di Rovereto.
Il leader ambientalista non boccia il Girasole. "Intuizione valida".
Bacchetta Innocenzi: "Solo arroganza". E su Di Pietro: "Voti da rispettare"

Intervista a Marco Boato de l'Adige di martedì 22 maggio 2001

Dopo la sbornia elettorale, Marco Boato, onorevole riconfermato nello schieramento dell'Ulivo, si concede una riflessione politica a tutto campo. L'esponente dei Verdi, quindi, guarda all'Ulivo nazionale e locale ipotizzando una coalizione formata da tre componenti: la Margherita, la sinistra democratica e l'area laico-ambientalista. In merito all'accordo fra Verdi e Socialisti che ha prodotto Il Girasole, Boato non è critico: "Si è trattato di un'intuizione valida - dice -. Ma siamo partiti troppo tardi". Sulla questione morale, poi, l'onorevole afferma: "Esiste ma va affrontata mettendo da parte il giustizialismo alla Travaglio. Berlusconi lo dobbiamo combattere sui programmi non con il moralismo". Infine, un invito a riflettere su come è andato il voto nelle valli di Fassa e Rendena "zone nelle quali si sono fatte sentire questioni ambientali (vedi val Jumela) che hanno prodotto solo lacerazioni dentro la giunta provinciale".

Allora Boato, soddisfatti come Verdi del risultato elettorale?
Sia in Trentino che in Alto Adige c'è soddisfazione per il mio risultato. Abbiamo portato il collegio di Rovereto a livello di quello di Trento. E' stata un'impresa non da poco.

Il segreto di un simile successo?
Devo dire, per prima cosa, che tutti i Verdi si sono impegnati molto, anche quelli dell'Alto Adige. Cristiria Kury, ad esempio, è giunta tre volte in Trentino pur essendo lei stessa candidata.

Insomma, ha vinto il gioco di squadra?
Ha vinto la coalizione. Noi non abbiamo mai esaltato l'identità dei Verdi. Ci siamo presentati sempre come una coalizione (l'Ulivo) dentro la quale ci sono storie e identità diverse. In campagna elettorale, poi, ho sempre citato anche le Genziane che sono una componente molto importante del nostro progetto politico.

Perché in Italia l'Ulivo non è riuscito a vincere?
La logica di coalizione è stata recuperata in ritardo. L'Ulivo, che era stato congelato, è tornato d'attualità solo con la candidatura di Rutelli. Un errore. Doveva essere tenuto vivo per tutti i cinque anni di legislatura. Alla fine, abbiamo pagato caro questo atteggiamento.

L'accordo con i Socialisti, che ha portato alla nascita del Girasole, ha balbettato e non poco, Come mai?
Anche qui, vale il discorso fatto per l'Ulivo: è stato varato tardi. All'ultimo momento. Nella fase conclusiva della presentazione dei simboli. E dire che l'idea era nata mesi prima. Inoltre, il patto Verdi e Socialisti è passato come una sorta di bicicletta e la bicicletta sul proporzionale è sempre stata perdente (vedi l'accordo con Rifondazione nel 1998).

L'idea del Girasole rimane ancora valida?
Sì. Una terza area dentro l'Ulivo era e rimane necessaria. L'importante è studiare un simbolo che riesca a mettere in evidenza il progetto, non le singole identità.

Comunque sia, in Trentino il Girasole non ha sfondato. Perché?
Facendo un'analisi a tutto campo, e quindi senza polemiche, dico che ci sono stati socialisti, quelli più vicini a Leveghi, che hanno votato la Cogo. Anche se lo Sdi, nella persona di Zoller, ha invitato a votare Il Girasole. La stessa campagna elettorale dei Verdi, poi, è stata incentrata quasi tutta sul collegio di Rovereto. Addirittura in Valsugana mi si dice che i socialisti, quelli più vicini a Raffaelli, hanno votato scheda bianca. Insomma, è mancato un progetto.

E' arrivato il momento di pensare ad un unico soggetto della sinistra come prospettato da Bondi?
Secondo me no. Sarebbe un gravissimo errore. Bisogna stare attenti a non fare analisi affrettate. Inoltre, l'Ulivo deve portare avanti la logica della coalizione valorizzando le identità presenti che sono una ricchezza.

Quindi, come si potrebbe disegnare il futuro Ulivo?
Con tre rami: quello della Margherita, della sinistra-democratica e dell'area laico-ambientalista.

Superate le politiche, si comincia a guardare al prossimo appuntamento elettorale del 2003 quando si andrà a votare per il rinnovo del consiglio provinciale. Come ci arriverà il centrosinistra?
Se vogliamo vincere le elezioni, e le vogliamo vincere, dobbiamo per prima cosa capire il meccanismo elettorale. Voteremo come per eleggere il sindaco. Quindi, serve un programma unico con una candidatura di leader alla presidenza della Provincia, forte e condivisa da tutti. Bisognerà evitare l'eccessiva frammentazione ma anche l'eccessiva semplificazione. In tutto questo discorso la componente autonomista dovrà essere valorizzata.

L'esponente di Forza Italia, Giancarlo Innocenzi, ha ipotizzato una lista nera dove si ritroveranno tutti coloro che hanno attaccato Berlusconi. Cosa risponde?
Si è trattato di un clamoroso errore che ha evidenziato arroganza. Innocenzi avrebbe dovuto esprimere una cultura di governo e di dialogo con l'opposizione che è maggioranza in Trentino. Ha fatto un pessimo servizio alla Casa delle Libertà. Perché i toni aspri ci sono stati da una parte e dall'altra. Io, ad esempio, non ho condiviso le dichiarazioni della Cogo. Personalmente ho impostato una campagna elettorale tutta sui programmi. Lo stesso stile va tenuto anche in Parlamento. Serve un'opposizione dura, ma credibile e rispettosa. Il conflitto d'interessi di Berlusconi va risolto in Parlamento. Ma non deve essere un'arma per far cadere Berlusconi. Il problema di Berlusconi, adesso, sarà quello di mantenere fede alle tante promesse fatte. Ed è qui che dobbiamo incalzarlo. Senza fare sconti. Lasciando fuori la Magistratura.

In Trentino i voti a Di Pietro stanno a testimoniare che esiste una questione morale?
Massimo rispetto per chi ha votato Di Pietro. Con quest'area si deve dialogare. Detto questo, attenzione a non dare fiato alla logica giustizialista espressa da Marco Travaglio. Non porta da nessuna parte.

Non si corre però il rischio di passare dall'altra parte e quindi al garantismo?
C'è una via di mezzo che è data dalla cultura delle garanzie e della legalità. Una cultura che va applicata a tutti, in primo luogo ai propri avversari.

E la questione morale?
Esiste, ma attenti al moralismo. Basta con i processi sommari o a mezzo stampa. I ruoli vanno distinti. Chi ha pagato con la giustizia non può essere condannato a vita. Serve, invece, trasparenza politica e istituzionale.

 

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